Serve una strategia più forte per l’apicoltura Made in Italy
Serve una strategia più forte per l’apicoltura Made in Italy
L’apicoltura è un settore significativo in Italia, contribuendo non solo all’economia, ma anche alla biodiversità e alla salute degli ecosistemi. Con un valore della bee economy stimato di 500 milioni di euro, circa 75.000 apicoltori e 1,6 milioni di alveari per oltre 100 miliardi di api, l’apicoltura italiana è un pilastro fondamentale per l’agricoltura e la produzione alimentare. Tuttavia, la produzione di miele ha subito un calo negli ultimi anni, influenzata da vari fattori e delle condizioni climatiche mutevoli. Nel 2023, la produzione è scesa a circa 23.000 tonnellate, rispetto alle quasi 25.000 tonnellate del 2022.
“Serve una strategia ad ampio raggio e sul lungo periodo per tutelare il mondo delle api, la cui popolazioni solo in Italia, negli ultimi dieci anni, è diminuita del 30% e mettere al riparo un patrimonio insostituibile per l’agricoltura e il mantenimento della biodiversità. Per questo, occorre riprendere in mano azioni chiave per il settore, dalla Direttiva Breakfast alle campagne di promozione del miele italiano, passando per il Piano controlli sull’import” – spiega Cristiano Fini, presidente CIA Agricoltori italiani
La Direttiva Breakfast rappresenta un’importante evoluzione nella regolamentazione dei prodotti alimentari, influenzando direttamente il settore apistico. Infatti un aspetto rilevante riguarda proprio le miscele di miele: i produttori devono indicare chiaramente tutti i Paesi da cui provengono gli ingredienti utilizzati nelle miscele stesse. Questo è particolarmente significativo per il miele italiano che spesso compete con prodotti importati a basso costo.
Il comparto, fortemente minacciato dai cambiamenti climatici, in primis, ma cruciale per lo sviluppo sostenibile, e messo a dura prova delle contraffazioni del falso miele Made in Italy o, ancora peggio, dal “miele senza api” adulterato e miscelato con quello naturale. Bene, quindi, per CIA Agricoltori Italiani il via libera dell’Europa alla “Direttiva Breakfast” per rendere obbligatoria la menzione in etichetta dell’origine geografica del miele, ma adesso è necessario recepire velocemente tutte le sue nuove disposizioni. Operazione che va, assolutamente, integrata con una campagna di comunicazione ad hoc, in particolare ripartendo dall’educazione alimentare per un consumo consapevole e una corretta informazione su metodi di produzione, valore nutrizionale e ambientale.
“Vanno, comunque, arginate con più forza le minacce negli scambi commerciali, definendo concretamente” – precisa Cia Agricoltori Italiani – “un piano di controlli sul miele di importazione, almeno per i lotti superiori alle 20 tonnellate provenienti dai paesi terzi; migliorando anche nei processi con le nuove tecnologie di screening disponibili e più ricerca in materia. Inoltre, bisogna regolamentare l’uso degli sciroppi, con parametri per distinguere l’adulterazione dalla nutrizione d’emergenza, prevedendo un limite massimo di residuo riscontrabile nel miele che tenga conto delle condizioni d’uso della nutrizione artificiale.”
“La produzione di miele in Veneto rappresenta circa il 5% della produzione nazionale. Le nostre aziende apistiche stanno affrontando un calo di produzione importante a causa delle condizioni climatiche avverse che hanno impattato negativamente sulla disponibilità di nettare e sulla salute delle colonie. – spiega Salvatore Feletti, presidente CIA Agricoltori Italiani Treviso e apicoltore – “Abbiamo una crescente difficoltà nel mantenere le colonie sane e produttive. Le gelate tardive e l’inverno troppo caldo hanno ridotto la disponibilità di nettare, costringendo gli apicoltori anche a nutrire artificialmente le api per evitare che morissero di fame.”
Il cambiamento climatico è una delle cause principali del calo della produzione di miele in Italia. Eventi meteorologici estremi come gelate tardive, siccità prolungata e piogge abbondanti hanno ridotto significativamente la disponibilità di fiori e nettare. Inoltre, le temperature inizialmente alte hanno anticipato le fioriture, che poi hanno risentito ancor di più della successiva ondata di freddo.
Agroecosistemi, biodiversità e agricoltura: guarda il video di approfondimento (Piccolo Manuale di Agricoltura)
Le api svolgono un ruolo cruciale nella tutela della biodiversità e nel mantenimento degli agroecosistemi nei quali contribuiscono a migliorare la qualità e la quantità dei raccolti, infatti la loro azione di impollinazione aumenta la resa delle coltivazioni e migliora le caratteristiche organolettiche delle colture. L’attività delle api inoltre aiuta a stabilizzare gli ecosistemi agricoli rendendoli più resilienti agli stress ambientali come cambiamenti climatici e malattie e sono anche fondamentali per la conservazione della biodiversità.
Di fronte a degrado e frammentazione degli habitat, inquinamento e climate change anche l’apicoltura deve dotarsi di adeguati strumenti di gestione del rischio e sarebbe auspicabile l’istituzione di un’indennità contro catastrofi naturali, malattie o predatori, ma anche per la perdita di colonie.