Un Manifesto per l’Italia. CIA lancia piano con le “Agricolture al Centro”
Un Manifesto per l’Italia. CIA lancia piano con le “Agricolture al Centro”
Dalla legge sul giusto prezzo agricolo lungo la filiera al piano di insediamento abitativo nelle aree rurali, dalla sperimentazione in campo aperto delle nuove tecniche genomiche all’ora di educazione alimentare nelle scuole. Sono alcune delle richieste lanciate da CIA Agricoltori Italiani alla sua IX Conferenza Economica, l’8 e il 9 febbraio al Palazzo dei Congressi di Roma. Istanze contenute in un vero e proprio Manifesto, da far sottoscrivere alle istituzioni, con l’obiettivo unico di rilanciare la centralità economica, ambientale e sociale delle tante agricolture diffuse sui territori.
“Dopo anni di disinteresse, la politica si è finalmente accorta del ruolo strategico dell’agricoltura – ha dichiarato il presidente nazionale di CIA, Cristiano Fini, in apertura dei lavori-. Ci è voluta una pandemia globale, una guerra e una crisi energetica per mettere tutti d’accordo sull’importanza del settore, che però ora merita interventi strutturali, risorse adeguate e tempi certi per fare davvero la differenza”.
“Riportare le ‘Agricolture al Centro’, come recita lo slogan della nostra Conferenza – ha spiegato Fini – vuol dire unire le forze e fare presto e bene”. A partire dagli 8 miliardi del Pnrr riservati al comparto, tra la gestione del Masaf e quella del Mase, investendo su innovazione e ricerca per ottimizzare le produzioni; logistica e trasporti per connettere aree e mercati; agroenergie per ridurre la dipendenza dall’estero e incentivare la transizione green; cultura del Made in Italy per difendere la qualità e la tipicità dell’agroalimentare tricolore contro falsi, etichette fuorvianti e cibo sintetico.
Tutti punti che trovano largo spazio nel Manifesto di Cia, presentato in Conferenza Economica davanti ai ministri Francesco Lollobrigida, Antonio Tajani, Raffaele Fitto, al viceministro Maurizio Leo, al senatore Carlo Calenda, al commissario Ue Janusz Wojciechowski e a 600 imprenditori agricoli associati provenienti da tutta Italia. Un documento programmatico che mette nero su bianco emergenze e proposte, richiamando all’azione il Governo, per definire insieme un nuovo grande progetto di Sistema Paese con l’agricoltura protagonista, basato su quattro ambiti: rapporti di filiera e di mercato; servizi infrastrutture e aree rurali; clima energia e ambiente; orizzonte Europa.
RAPPORTI DI FILIERA E DI MERCATO – Il sistema agroalimentare italiano è una vera superstar, vale 550 miliardi e rappresenta stabilmente il 15% del Pil. Eppure, all’agricoltura resta ancora la fetta più piccola: su 100 euro spesi dal consumatore, infatti, al produttore restano in tasca solo 6 euro netti, sui prodotti freschi, che scendono addirittura a 2 euro sui trasformati. Colpa degli atavici squilibri di filiera, della catena troppo lunga, della scarsa concentrazione dell’offerta agricola che riduce la forza negoziale, della crisi dei prezzi. Per questo, secondo Cia non è più rinviabile una legge ad hoc per redistribuire il reddito e assicurare alla fase agricola una quota adeguata di valore aggiunto lungo la filiera, partendo dai costi medi di produzione quale limite minimo. Da associare a politiche orientate all’aggregazione e a strumenti per una maggiore trasparenza nella composizione dei prezzi, a partire dal ruolo di CUN e Borsa Merci.
Quanto all’obiettivo della Sovranità alimentare, per Cia si raggiunge con più relazioni di sistema, ovvero incentivando forme di contrattualizzazione condivise tra tutti gli attori, dalle OP ai contratti di filiera all’interprofessione, e puntando sulla qualità agricola nazionale e sulle specialità territoriali. Che vuol dire sviluppare intese allargate, dai campi alla ristorazione, per valorizzare Dop e Igp; promuovere un’operazione di sensibilizzazione istituzionale che punti sui marchi del cibo Made in Italy e sulla Dieta Mediterranea; incentivare la vendita diretta nelle aziende agricole, anche dal punto di vista turistico. A questo fine, Cia ritiene prioritario avviare una campagna di comunicazione pubblica per un patto agricoltori-cittadini, nonché introdurre l’ora di educazione alimentare negli istituti scolastici.
SERVIZI, INFRASTRUTTURE E AREE RURALI – Le aree interne sono il 59% della superficie nazionale ed equivalgono a circa la metà dei comuni (3.834), ma oggi ospitano solo 13 milioni di persone (il 18% della popolazione contro il 26% della media Ue), con un progressivo invecchiamento e abbandono, frutto del deficit ormai cronico di servizi e infrastrutture. Una situazione che va affrontata con urgenza, visto il ruolo strategico delle aree interne per la tenuta del territorio anche contro il rischio idrogeologico, e per la tutela attiva di paesaggio e biodiversità, puntando sull’agricoltura multifunzionale quale motore di sviluppo economico e occupazionale.
Per invertire la marcia, sostenere e rendere attrattive le aree rurali, secondo Cia serve innanzitutto un piano straordinario di recupero, riorganizzazione e rinnovamento dei servizi alle imprese e alle persone, da quelli amministrativi a quelli sociosanitari, così come predisporre definitivamente la messa in sicurezza, il ripristino e l’ammodernamento delle infrastrutture viarie e digitali.
In più, Cia chiede una legge quadro sull’agricoltura familiare e, soprattutto, un piano di welfare differenziato e di insediamento abitativo nelle aree interne, con incentivi per facilitare permanenza e ritorno dei giovani, che includa: misure di defiscalizzazione, interventi di decontribuzione e sburocratizzazione, politiche di credito agevolato e di accesso alla terra, aiuti per gli investimenti di donne e under 40. Infine, bisogna valorizzare il ruolo dell’agriturismo, non solo come centro di servizi per il viaggiatore, ma anche nella sua dimensione sociale, dagli agriasili alle fattorie didattiche e sociali, con l’offerta di servizi culturali, educativi, assistenziali, formativi e lavorativi.
CLIMA ENERGIA E AMBIENTE – Oggi l’agricoltura si trova da una parte a far fronte all’emergenza climatica, con siccità ed eventi estremi raddoppiati nel 2022 (+55%) e danni da oltre 7 miliardi l’anno; dall’altra parte, sta affrontando una crisi energetica senza precedenti divenendo uno dei cardini del cambiamento, mentre lavora per essere sempre più resiliente e sostenibile, come chiede la Ue con il Green Deal. Il settore, però, non può diventare il “capro espiatorio” di tutto, necessita di politiche innovative, forti e di lungo periodo, per restare al passo.
Ecco perché, secondo Cia, occorre favorire la ricerca per lo sviluppo di piante più green e resistenti a cambiamenti climatici e malattie, avviando urgentemente la sperimentazione in pieno campo delle NBT con l’Italia a fare da apripista.
Occorre, poi, fare in fretta sulla risorsa idrica, con un piano infrastrutturale di piccoli laghetti e invasi, “smart” sotto il profilo tecnologico e amministrativo, da affiancare al collaudo dei progetti grandi invasi finanziati con il Pnrr e ad azioni per il riutilizzo a uso agricolo delle acque reflue depurate.
Cia torna anche a chiedere a gran voce una legge nazionale contro il consumo di suolo, tanto più che le aree perse dal 2012 a oggi avrebbero garantito la fornitura di oltre 4 milioni di quintali di prodotti agricoli, l’infiltrazione di 360 milioni di metri cubi di pioggia e lo stoccaggio di carbonio per oltre 3 milioni di tonnellate.
Quanto allo sviluppo delle agroenergie, per Cia la sovranità sui terreni spetta all’agricoltore ed è tempo di riconoscere, anche economicamente, il suo ruolo. In particolare, bisogna semplificare le procedure per l’accesso alle misure del Pnrr su fotovoltaico e agrovoltaico, garantendo un maggior coinvolgimento degli agricoltori nelle scelte; incentivare il mercato dei crediti di carbonio per mezzo di meccanismi e pratiche legate al carbon farming; valorizzare la materia prima agricola locale nella filiera foresta-legno; introdurre elementi di semplificazione e flessibilità nel quadro normativo di gestione degli scarti agricoli per la produzione di biometano.
Contro l’emergenza ungulati, è necessario dare subito attuazione al Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, nominare un commissario ad hoc, eliminare il riferimento agli aiuti de minimis nelle misure di indennizzo agli agricoltori innalzando al contempo, come primo step, il limite massimo a 90mila euro.
ORIZZONTE EUROPA – Tanti i temi caldi sul tavolo europeo, oggetto di posizioni chiare e proposte puntuali da parte di Cia. In primis il dossier Ue sulla riduzione dei prodotti fitosanitari, su cui l’organizzazione chiede di avviare una valutazione d’impatto oggettiva e orientata a riequilibrare le esigenze produttive agricole con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, specie in relazione ai rischi sull’approvvigionamento alimentare. Al contempo, occorre promuovere una politica graduale, realista e gestibile per giungere ai target green con alternative sfidanti, grazie a ricerca e innovazione, sviluppando la difesa integrata e promuovendo il progresso di prodotti a basso impatto come quelli di biocontrollo.
Quanto all’etichettatura fronte-pacco, Cia ribadisce il suo “no” totale al Nutriscore e a ogni ipotesi semplicistica e non oggettiva. Bisogna informare, e non condizionare, le scelte alimentari dei consumatori, con un sistema chiaro e trasparente che non penalizzi le produzioni di qualità. Altro “no” netto alla criminalizzazione del vino, con il precedente pericoloso delle “health warning” irlandesi, a cui rispondere con azioni di sensibilizzazione e promozione al consumo corretto e responsabile. Ultimo “no” convinto di Cia al cibo sintetico, che mette in pericolo produzioni agrozootecniche di eccellenza e identificative di territori e tradizioni per produzioni artificiali che rischiano anche di costare di più in termini di impatto sull’ambiente senza garantire migliore salute e nutrizione per i cittadini.
In più, sulla proposta di revisione della direttiva sulle emissioni inquinanti, è necessario contrastare soluzioni che mettano sullo stesso piano gli allevamenti agli impianti industriali, partendo dal bilancio energetico-ambientale delle aziende zootecniche. E ancora, sulla nuova Pac, così come sulle strategie Farm to Fork e Biodiversity, serve più semplificazione con regole e strumenti attualizzati al nuovo contesto, modificato dagli effetti della guerra. Infine, Cia chiede il rispetto della reciprocità delle regole europee negli scambi commerciali, il rilancio del partenariato euro-mediterraneo e lo stop a forme di finanziarizzazione legate alle materie prime agricole.